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Com'era il settore giovanile ai tempi d'oro del Filadelfia

Com’era il settore giovanile ai tempi d’oro del Filadelfia

Un’iniziativa pretenziosa, la nostra. Perché vuole arrivare a toccarvi il cuore ed a risvegliare ricordi indelebili che mai dovremo permettere che cadano nel dimenticatoio. Perché ricordare quel che è stato non è “culto delle ceneri”, ma “custodia del fuoco”. 

Per qualsiasi società di calcio, dalle più abbienti ai club delle categorie inferiori, formare e valorizzare i propri giovani è di fondamentale importanza. Investire su di loro, mettendo a disposizione strutture e tecnici qualificati, avendo obiettivi ben definiti che sfocino nel promuovere il maggior numero possibile di ragazzi in prima squadra. Un lavoro non di poco conto, da concepire sulla lunga scadenza e che quasi mai garantisce quei risultati che si vedranno mediamente solo dopo tre/cinque anni. 

Ferrini, Lido VieriFogliRosatoAgroppiCereserFossatiPolettiRampantiPuliciZaccarelliSalvadoriMozziniNovellinoGarellaDossenaCraveroFranciniFuserLentini, Dino BaggioCoisRambaudiVenturin fino a Christian Vieri. Questi grandi giocatori hanno tutti una caratteristica in comune: sono stati cresciuti dal settore giovanile del Torino. Quel settore giovanile, divenuto un modello per tutta l’Italia, era un patrimonio imprescindibile per i granata che ne traevano linfa vitale e sostentamento. Dal 1957 al 1993 quel vivaio venne guidato dall’Avvocato, Sergio Cozzolino. Chi lo ha conosciuto, come ad esempio Rosario Rampanti, lo definisce “un monumento della storia del Torino”.

I primi trofei vinti dalla Primavera del Torino risalgano agli anni ’60 ma è dalla fine degli anni ’70 fino ai primi anni ’90, grazie anche all’eccellente lavoro di Sergio Vatta, che il Settore giovanile granata diventa un’eccellenza nazionale: allo Stadio Filadelfia crescono una serie incredibile di futuri campioni e la Primavera, dal 1983 al 1993, vince ininterrottamente almeno una competizione a stagione, tra campionato, Coppa Italia e Torneo di Viareggio. Dopo anni di buio, ora il vivaio granata è tornato a crescere e a vincere.

Al Torino, nonostante si investano parecchi soldi nel settore giovanile, alla fine i giovani che escono hanno finora avuta poca fortuna di poter ingranare in maglia granata. L’obiettivo primario di un Settore giovanile è sempre quello di formare giocatori che possano poi approdare e essere protagonisti anche in Prima squadra. Ciò che manca ancora all’attuale Primavera rispetto a quella di Vatta è proprio questo, ma osservando la costante crescita della squadra e il lavoro finora svolto da Bava, c’è da essere ottimisti per il futuro anche per quanto riguarda questo aspetto. 

Oggi compiamo insieme a voi un piccolo viaggio nel tempo, raccontiamo il calcio del passato evocando l’epoca in cui il centro sportivo Filadelfia era la grande casa di tutti, non solo calciatori ma anche tifosi ed era una casa che accoglieva veramente tutti.

Ecco il racconto personale di un protagonista:

 

Era un giorno di agosto, quando varcai in veste di giocatore del toro, le porte del Filadelfia, era un giorno di agosto ed avevo 13 anni. Non mi ero fatto accompagnare da mio padre, mi vergognavo a farmi vedere con un genitore. In fin dei conti ero un “campioncino” o almeno così pensavo con la testa di un adolescente che inizia un sogno. Nell’immediato, appena un passo dopo il portone, mi pervase una sensazione di inferiorità, sentii subito una inadeguatezza di fronte a tanta storia, a tanta passione, a tanta gente con un unico pensiero tinto di granata. Il ritrovo era comunque lì ed avrei dovuto proseguire, non mi sentivo più tanto un campioncino ma un ragazzino spaventato a tal punto, che se non avessi visto subito Roberto, il mio compagno nel San Mauro anche lui ora del toro, forse sarei scappato.

Salutai gli ex avversari che ora sarebbero stati i miei compagni di squadra e ci fecero avviare verso il magazzino dove ci accolse Mario. Mario era un uomo solare, con un grosso sorriso sempre stampato in volto ma sbrigativo nei modi: “hey tu, scegli un po’ le scarpe che ti servono da li !” – mi indicò un mobile pieno zeppo di scarpe non nuove ma lucidate e conservate bene -. Mi chiesi chi le avesse usate e la risposta fu oltre ogni aspettativa: erano quelle che la prima squadra non usava più. Insomma avrei indossato le scarpe di un calciatore, uno di quelli veri, e questo mi rendeva eccitato ed euforico.

Subito dopo, quando tutti ebbero scelto il loro feticcio ci fecero andare negli spogliatoi dove avremmo trovato la roba dell’allenamento dentro una cesta. Per uno che al campo ci era sempre andato con la sua borsa, questa cosa sembrava da professionisti ma ancora inebriato e confuso non mi pareva vero di essere all’interno di questa arena antica, a passeggiare nel corridoio tra l’infermeria e gli spogliatoi ed il sottopasso che portava al grande campo.

Mi risentii di nuovo un campioncino, fino al momento in cui non entrò il buon Dalla Riva e ci condusse al campo. Da quel momento in poi capii, che su quel campo, fino a quando avrei indossato quella maglia, avrei dovuto restituire tutto, sino all’ultima emozione.

Il Fila non era solo un luogo per tifosi incalliti o per aspiranti campioncini, il Fila era la Stonehenge del calcio, sentivi vibrare tutta l’energia intorno a te e tutto diventava pensiero unico. Il passato si combinava con il presente ed il futuro. Magari qualcuno poteva persino rivedere il grande Valentino in un ragazzino nell’atto più naturale che esista, correre su un prato.

Nella vita il mio percorso al Filadelfia mi è sempre stato utile. Mi è servito a capire che siamo soli veramente, quando non ci sentiamo più parte di qualcosa.

 

Ringraziamo per questo emozionante contributo Beppe Indelicato di Zona D e i suoi compagni di squadra, tutti “figli del Filadelfia”. Beppe scrive: “La nostra storia non è stata mai futile. Per molti di noi è stata una vera lezione di vita messa a frutto anche per il resto della nostra esistenza. Siamo stati fortunati a trovare lungo il nostro cammino persone uniche, ricche di valori etici ed umani per i quali tutti noi siamo stati per certi versi i “loro figli”. Non ci sarà mai più un settore giovanile così pieno di tutto. Stile, vigore, umiltà e GRANDE passione.”

Tu cosa ne pensi? Scrivici e raccontaci i tuoi ricordi del passato, ma anche le esperienze che stai vivendo oggi. Grazie!

 

Com'era il settore giovanile ai tempi d'oro del Filadelfia

 

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