Nicola Rizzoli

Nicola Rizzoli

 

5 ottobre 1971

Uno sportivo deve essere
preparato a tutto, anche a perdere…
se intendi lo sport così, non ci
dovrebbero essere delusioni cocenti.

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

L’amore per lo sport nasce da piccolissimo, un campetto sotto casa con le somiglianze per dimensione ad una campo da calcetto.
Sempre sotto casa a giocare con tutti i bambini dei palazzi circostanti, fino a che non calava il sole.
Da li nasce l’amore per il calcio in particolare, ma anche per la pallavolo e basket.
Sin da subito ho capito che la competitività era una parte del mio DNA e mi sono appassionato a tutti gli sport

La passione per il calcio quando è arrivata?

Il calcio in particolare è entrato nel mio cuore da subito proprio grazie a quel campetto dove abitavo.
Avevo circa sei setta anni quando fino a tardi giocavamo in cortile. A 14 la prima vera squadra dove ho giocato per due anni consecutivi.

Come hai iniziato?

Dal campetto sotto casa alla prima squadra è stata lunga…mia madre voleva che studiassi e non mi “deconcentrassi” in squadre di calcio anche perchè aveva paura mi facessi male.
In realtà non sapeva nemmeno come si giocava a calcio, ma ogni giorno mi vedeva tornare su dal campetto con le ginocchia insanguinate o qualche graffio. Reputava per questi motivi il gioco pericoloso, ma senza sapere in realtà di che si trattasse.
Non mi consentì quindi di andare nella scuola calcio del Bologna, dove giocavano un paio di compagni di classe, (che erano meno forti di me, ovviamente…) e mi limitai fino a 14 anni a giocare nel campetto sotto casa. Forse una scuola Calcio ancora più importante. Poi decisi da solo di iscrivermi in una squadra “vera”, il Lame Ancora.

I tuoi giocatori preferiti?

Sono cresciuto nel “mito” di Baggio ed altri campioni.
Sono stato fortunato anche perchè la sua carriera è stata abbastanza lunga da darmi la possibilità di arbitrarlo.

Quando hai capito che “la cosa stava diventando seria” ?

In realtà a sedici anni mi sono fermato per un piccolo infortunio e sono andato a studiare il regolamento.
Ho fatto il corso da arbitro di calcio con l’intenzione di tornare a giocare a in una squadra….ma qualcuno ha capito che avevo delle doti, e mi hanno convinto a rimanere.

Il momento più bello, indimenticabile?

Nella mia carriera ne ho avuti tantissimi fortunatamente.
Il più emozionate e bello è stato senza dubbio il momento della designazione per arbitrare la finale dei campionati del mondo in Brasile, al Maracanà. Argentina Germania.

La delusione più cocente?

Uno sportivo deve essere preparato a tutto, anche a perdere…se intendi lo sport così non ci dovrebbero essere delusioni cocenti. Ovviamente ci sono momenti difficili e speranze che si infrangono, cone quella di non avere arbitrato la Finale dell’Europeo.
Ma fa parte della vita di uno sportivo, arrivare ad un passo dal traguardo, sapere ed essere consapevoli di meritarselo ed allo stesso tempo vederti sorpassare da qualcuno agli ultimi metri.
Qualcuno che evidentemente meritava più di te, fa parte dello sport.

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

È stata una palestra di vita incredibile, formando e temprando il mio carattere e dandomi la possibilità di mettermi a confronto che un mondo non semplice e spesso da solo con le mie “armi”.
Fare l’arbitro ti fa crescere velocemente e ti insegna a relazionarti spesso con calciatori e persone molto più grandi ti te.
Ti insegna a decidere in un mondo in cui farlo è difficile.

Come lo vivi oggi?

Oggi vivo sereno mantenendo l’entusiasmo del ragazzino di 20 anni che si approccia a qualunque sport. Lo sport è una fonte di adrenalina e benzina indispensabile, per vivere meglio.

Oggi che fai nella vita?

Sono diventato da pochi giorni il responsabile degli arbitri di serie A.
Grazie alla fiducia che i Dirigenti degli arbitri hanno avuto in me, ora faccio “l’istruttore” degli arbitri della massima categoria italiana.

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

Divertirsi e credere sempre in quello che si fa.
Un passo alla volta senza cercare scorciatoie per arrivare al traguardo con le proprie forze ed avere come obiettivo solo quello di migliorare il “proprio tempo” la gara successiva.

WLF generazione F, che ne pensi?

Un iniziativa importante per avvicinare Ragazzi con culture ed abitudini differenti in una passione comune, l’amore per lo sport.
L’entusiasmo che trasmette un’iniziativa come questa è coinvolgente e stimolante per tutti, giovani e dirigenti.
Per molti bambini un sogno che diventa realtà…e per un ragazzo realizzare un sogno è un esperienza indimenticabile.


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