Scegliere di far praticare uno sport agonistico ai propri figli è una delle decisioni più altruistiche e masochistiche che un genitore può compiere
Oggi passiamo la parola a Silvia Sirri, mamma di Samuel Giovane. Buona lettura!
Buongiorno a tutti,
ho pensato e ripensato alle parole da scrivere per dare la testimonianza da genitore di un giovane atleta, ma non è sempre facile riassumere anni cosi intensi di emozioni e di avvenimenti in poche righe. E’ stato un percorso sicuramente meraviglioso che spero continui sia a livello di crescita personale per Samuel ma anche nostro di genitori perché non sempre siamo noi ad insegnare ai nostri figli a volte sono loro ad insegnare a noi ed io attraverso di lui ho imparato a SOGNARE e cosa vuol dire lottare ogni giorno per quello che si desidera. Ho imparato attraverso i suoi occhi la forza della volontà, attraverso le sue azioni giornaliere la determinazione e soprattutto cosa vuol dire il sacrificio. Tutto ciò ci ha permesso di capire e comprendere meglio la sua vita ma soprattutto quello che significa per lui. Ed è per questo suo grande amore per ciò che sta costruendo che cerchiamo di aiutarlo con la cosa di cui credo questi ragazzi e soprattutto questa generazione abbia maggiormente bisogno: qualcuno che creda in loro. Non con l’esaltazione né con la convinzione ma con la presenza di una famiglia che li sostiene. In che modo? Per fare comprendere meglio a tutti, anche a chi non vive la nostra esperienza, cosa si prova da genitori ho trovato nel web una meravigliosa lettera che sento appartenermi in ogni aspetto e che condivido con voi:
“Scegliere di far praticare uno sport agonistico ai propri figli è una delle decisioni più altruistiche e masochistiche che un genitore può compiere. Dovrete portarlo ad allenamento, a tutte le ore, nei giorni di festa e rientrando prima dalle vacanze. Dovrete spendere soldi, e spenderne ancora e ancora, per cose che sembrano del tutto futili. Dovrete portarlo in trasferta, aspettare ore guardando uno sport che magari non vi piace. Dovrete vederlo stanco, che non ce la fa più, che non riesce a gestire compiti, catechismo, amici e sport.
Dovrete vederlo piangere perché è stanco, piangere perché perde, piangere perché l’insegnante non è soddisfatto, piangere perché il sabato sera i suoi amici escono e lui si prepara per la partita dell’indomani. Dovrete vederlo “sbagliare” perché metterà lo sport prima di tutto il resto, perché sceglierà di mollare la fidanzata “perfetta” per voi perché lei non lo supporta. E quando andrà fuori di casa i week end, invece che trascorrerli con voi, li trascorrerà con i suoi compagni di squadra.
E dovrete litigare. Ma ormai è nel tunnel dello sport agonistico. Ormai ha perso di vista le priorità secondo voi. Ma provate a vedere se il sorriso del suo amichetto terminata una partita di alla play è lo stesso di quando un atleta termina un allenamento. Provate a vedere se le amicizie che lega in giro sono sincere tanto quanto quelle legate in spogliatoio. Provate a chiedergli se è meglio perdere una gara o non parteciparvi. Provate a guardare le analisi del sangue di uno sportivo agonista e di un bambino che non esce di casa…vedrete che il cortisolo non fa poi così male!!
Ricordatevi che un atleta si ricorda SEMPRE se a bordo campo, ad aspettarlo dopo aver perso l’ennesima gara, c’è la sua mamma e il suo papà.
Ricordatevi che un atleta, per quanto è piccolo è cosciente degli sforzi che vengono fatti dai genitori, dagli amici, dagli allenatori, dai dirigenti.
Ricordatevi che piangerà quando non riuscirà a finire di studiare per il giorno dopo e che si dovrà svegliare la mattina presto per terminare, ma che tutto ciò lo aiuterà ad organizzarsi e finire l’università.
Ma soprattutto ricordate che state dando a vostro figlio le possibilità di provare una gamma di emozioni che altrimenti non potrebbe neppure immaginare.
Chiedi di spiegare cosa vuol dire essere emozionati, felici, impauriti, determinati, delusi, riconoscenti, soddisfatti, te lo saprà dire.
Chiedi se per la delusione di un allenamento andato male vale la pena di mollare lo sport o è il pretesto per tornare il prima possibile a provarci ancora, e ancora, e ancora. Finche la delusione diverrà soddisfazione.
Provate!!!”
E allora alla domanda: ne vale la pena? Rispondo con un SI’ convinto perché nei momenti che vedi i tuoi figli cadere ma reagire, nei momenti in cui li vedi stanchi ma continuare, nei momenti in cui falliscono ma ritentano, nei momenti in cui li vedi felici ed appagati allora dimentichi tutto i chilometri, le trasferte, i soldi spesi, la fatica perché ti senti di far parte di questa loro forza, ti senti grato per il ragazzo che sta diventando e soprattutto ti senti felice di questo ruolo di sostegno per la gratitudine che leggi nei loro occhi ogni volta che sei presente, che ti sentono vicino o che si sentono compresi e ogni volta che capiscono che stai sacrificando un po’ della tua vita per alleggerire la loro.
Ed è per questo che termino questa mia riflessione con l’augurio a tutti i genitori che stanno leggendo di poter vivere l’ esperienza dello sport agonistico, non per sperare di diventare il papà o la mamma di un grande giocatore, ma per essere i genitori di un ragazzo che custodisce un sogno e che grazie ad esso impara a lottare e a sacrificarsi ogni giorno.. così nello sport come un giorno nella vita.
Un abbraccio.
Grazie Silvia per le tue meravigliose parole e per l’esempio positivo e la carica che ci hai trasmesso. Presto vedremo queste esperienze sul grande schermo, grazie al film “999“. Continuate a seguirci…
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