È iniziata la Fase 2 anche per il calcio. Questo primo semaforo verde non significa che verrà dato anche il via libera agli allenamenti collettivi o alla ripresa del campionato di serie A, ma intanto questo lunedi anche il mondo del calcio entra nella fase 2, superando le resistenze del ministro Spadafora e di quanti nell’esecutivo erano contrari alla ripartenza.
E così il governo, per evitare di di essere preso in contropiede dalle ordinanze delle Regioni (che avevano dato l’ok agli allenamenti individuali anche per gli sport di squadra) ha dato il via libera alla ripresa degli allenamenti per le squadre di serie A.
Si riparte, dunque, ma in ordine sparso. Da oggi i centri sportivi dei 20 club possono tornare a ospitare le sedute individuali di calciatori finora costretti a sudare unicamente in casa, o al massimo in giardino o in garage.
Tutto può ancora succedere. Nel governo, come nell’opinione pubblica, i dubbi sono tanti. Una parte, guidata soprattuto dal ministro dello Sport, spinge per imitare la Francia, cioè staccare la spina a ogni ripartenza. Ma c’è anche una componente più morbida, soprattuto una parte del Pd, che invece spinge per una linea meno rigida. Chiudere il calcio, dicono, vuol dire dare una mazzata anche ad altri sport meno ricchi che però fruiscono del gettito fiscale versato dal pallone allo Stato.
Insomma, tutto s’intreccia: sicurezza, enormi interessi economici e funzione sociale del calcio in paese psicologicamente stremato.
E NEL RESTO D’EUROPA?
Anche all’estero si va in ordine sparso. In Germania, più orientata a una ripartenza, mentre si discute sul da farsi tre giocatori del Colonia sono stati trovati postivi al virus. In Inghilterra la Premier League sta cercando di concentrarsi sulla scelta degli stadi, in modo che siano lontani dai centri abitati e vicini ai ritiri delle squadre. A fine mese ripartiranno invece i campionati di Portogallo, Polonia e Danimarca.
Colpisce, soprattutto in Italia, l’assordante silenzio dei maggiori interessati: i giocatori. A parte qualche voce isolata, come quella di Damiano Tomasi, presidente dell’Associazione calciatori (poco propenso a una ripartenza) i big non si pronunciano, quasi in campo ci dovesse andare qualcun altro. E dire che molti di loro (Dybala è il caso più noto) sono stati colpiti dal virus.
Parlano di tutto, si fanno fotografare mentre giocano col cane o scherzano sui social, ma sulla cosa più importante, tacciono.
Noi di We Love Football abbiamo riassunto in questo video grafico le modalità di rientro della Fase 2 del calcio per i Club che iniziano in queste ore, buona visione:
https://www.instagram.com/p/B_xLLOWHnD6/
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