La rivoluzione del calcio femminile

È appena terminato il Mondiale femminile più seguito di sempre ed è il tempo delle riflessioni e dei bilanci per il calcio delle “quote rosa”.

Otto edizioni, quattro vittorie delle americane, che continuano a dare una lezione al calcio femminile mondiale. Non c’è storia con le americane, in questo mondiale non hanno perso mezza partita. Le hanno vinte tutte. Hanno dominato anche l’Olanda, senza se e ma.

Questa FIFA Women’s World Cup France 2019 ha acceso l’entusiasmo verso il calcio femminile, di cui la maggior parte degli italiani non sapeva niente, così sempre più persone hanno iniziato a conoscere qualche giocatrice, ma poco altro di un mondo troppo sconosciuto, di “nicchia”.  Siamo ancora all’anno zero in Italia rispetto ai Paesi del Nord Europa e dell’America. Il calcio è il calcio, ma tra quello maschile e femminile le differenze ci sono, sono evidenti, a partire dalle discriminazioni, dai diritti negati. In Italia il calcio femminile rientra nel mondo dei dilettanti.

Sono due tipi di calcio diversi, anche se le regole sono le stesse, per ovvie ragioni, fisiche, tecniche, come per tutti gli sport. Ma ora il momento è quello propizio, l’attenzione c’è ed è giusto dare una svolta a questo movimento. Si deve dare la possibilità alle bambine, alle ragazze di poter praticare questo sport, senza pregiudizi. E’ una questione culturale e di civiltà.

Va incentivato. Tutte le società calcistiche dovrebbero dotarsi di una scuola di calcio femminile.  Altrimenti, poi, inutile piangere e lamentarsi. Ci troveremmo a dover contemplare sempre la superiorità delle altre nazionali. La nazionale femminile USA è la Nazionale dell’America, che porterà sulla maglia 4 stelle, quelle dei Mondiali vinti.
La nostra Nazionale femminile tra pochi giorni tornerà a vivere nel silenzio, i giornali non parleranno più delle ragazze mondiali. Sarebbe il caso di rivedere totalmente il sistema, di crescere insieme, di andare avanti, anche perché il calcio femminile come tutti gli sport può essere fonte di business, di mercato, di economia, di opportunità, oltre che di civiltà sportiva.

La stessa Barbara Bonansea, attaccante della Juventus Women, dopo aver disputato un Mondiale da protagonista, ha raccontato dei riferimenti che aveva da bambina:

Da piccola non avevo giocatrici in cui identificarmi. In camera avevo i poster di Ibrahimovic, Inzaghi e Del Piero. Poi ho scoperto Ronaldo, un’ispirazione per me. Magari oggi le ragazzine possono attaccare i poster di Gama, Girelli, Rosucci e perché no Bonansea. Sarebbe bello lo facessero anche i maschietti

Ogni anno We Love Football organizza un torneo femminile nazionale under 15:  guarda qui il video reportage su Youtube

 

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