Categoria: testimonianze

Alexandros Alexiadis

Alexandros Alexiadis

Paok Salonicco

Nel calcio ci vuole pazienza e personalità e poi anche fortuna, come dite in Italia “la fortuna aiuta gli audaci”.

      L’INTERVISTA

FRIENDS OF WE LOVE FOOTBALL

Nella prima edizione del Torneo Internazionale di calcio giovanile under 15 We Love Football del 2016 in finale con la vincente Atletico Madrid arrivarono i greci del Paok Salonicco.

La squadra di allora si contraddistinse per il bel gioco espresso e l’armonia del team, infatti spiccò il talento del giovane tecnico degli allora Under 15 ellenici: Alexandros Alexiadis. Un allenatore competente in materia calcistica e soprattutto un bravissimo gestore del gruppo, tanto da portare il suo team a un passo dal vincere il torneo.

Con lui abbiamo fatto due chiacchiere a tre anni da quell’esperienza che cambiò per tanti versi la sua carriera.

Ciao Mister, come stai? Cosa stai facendo ora?

“E’ un piacere risentirvi. In questo momento sto studiando per il patentino Uefa PRO e sono capo allenatore degli Under 17 del Paok.”

Se ti dico “We Love Football” qual’è la prima cosa che ti salta in mente?

“E’ un torneo bellissimo che partì proprio nell’anno in cui c’ero anch’io: le migliori squadre d’Europa e altre del resto del mondo si affrontano l’una contro l’altra impiegando giocatori di qualità, futuri talenti e dimostrando tutta la passione per il calcio.”

Il ricordo più bello?

“Ce ne furono chiaramente tantissimi ma, dal mio punto di vista se ne devo scegliere uno, sicuramente la finale contro l’Atletico Madrid sul campo dello stadio Dall’Ara. Fu qualcosa di fantastico.”

Quanto fu importante quell’esperienza come allenatore?

“Per me fu più che un processo di crescita professionale. Ho potuto far esprimere il nostro calcio che avevamo sempre studiato e per cui ci eravamo allenati contro grandi Clubs come Ajax, Juventus e tanti altri.”

In quella squadra c’era anche Georgios Vrakas: avevamo già notato che aveva grandi potenzialità, di fatti ora gioca nelle giovanili del Napoli ed è monitorato da Ancelotti. Sei orgoglioso di lui?

“George è un giocatore di qualità. Al torneo We Love Football vinse un premio individuale come miglior centrocampista meritatamente. Certo, sono molto orgoglioso di lui e gli auguro il meglio per il futuro. Lui vuole diventare un calciatore d’alto livello.”

A tutti i ragazzini che vogliono diventare calciatori che consigli dai?

“Il calcio cambia a grandi passi. Solo il talento non basta, bisogna lavorare duro con qualità e impegno durante gli allenamenti, ci vuole pazienza e personalità e poi anche fortuna, come dite in Italia “la fortuna aiuta gli audaci”.”
“Infine vorrei ringraziare Bologna e We Love Football, sono stati cinque giorni perfetti, l’alloggio e l’ospitalità in città veramente superba. Spero che questo torneo migliori di anno in anno. Credo che Marco De Marchi ami molto la città di Bologna e faccia altrettanto per far crescere passo dopo passo We Love Football: ne sono convinto, diventerà il miglior torneo di calcio Under 15 d’Europa.”

GRAZIE ALEXANDROS PER QUESTE SPLENDIDE PAROLE. 

(Intervista a cura di Alessio De Giuseppe)

Sul canale #IGTV di We Love Football ci sono le video storie dei giocatori più forti del torneo We Love Football, alcuni nomi: Georgios Vrakas, Victor Mollejo, Cedric Teguia, Nicolò Fagioli…


Warning: preg_match(): Compilation failed: invalid range in character class at offset 12 in /home/customer/www/welovefootball.eu/public_html/wp-content/plugins/js_composer/include/classes/shortcodes/vc-basic-grid.php on line 177

Josè Luis Sànchez Vera

Josè Luis Sànchez Vera

Atletico Madrid

Per fare il calciatore non conta solo giocare a calcio, bensì anche altri fattori.Prima cosa bisogna essere una persona equilibrata.

      L’INTERVISTA

FRIENDS OF WE LOVE FOOTBALL

Vi presentiamo i protagonisti che hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia del torneo internazionale di calcio giovanile U-15 We Love Football: oggi ci trasferiamo in Spagna, dove abbiamo parlato con l’allenatore Josè Luis Sànchez Vera, nel 2016 vincitore della prima edizione del torneo con l’Atletico Madrid a fianco del capo allenatore Juan Josè Rodriguez.
In quel torneo l’Atletico Madrid partì nel girone B con Inter, Bologna e Lokomotiv Zagabria e lo passò come prima, in semifinale incontrò il Torino, battuto per 3 a 1 e poi in finale ebbe la meglio sul PAOK Salonicco, vincendo 3 a 1 con gol di Navarro, Martinez e Perez.
La scuola calcio dei colchoneros mise in luce tantissimi giovani talenti, da Victor Mollejo a Cedric Teguia, quella selezione Under 15 rappresentava al meglio tutto il talento prodotto nella Cantera rojiblanca.

Jose Luis, come stai? Di cosa ti occupi ora?

“Ciao a tutti! Sto bene grazie, sto continuando a lavorare per l’Atletico Madrid, per me qui è il quarto anno consecutivo. Personalmente questo Club rappresenta una seconda casa, mi trovo benissimo, hanno tutti a cuore i tuoi affetti personali e ti fanno sentire come fossi parte di una grande famiglia. Li ringrazio davvero per la fiducia che continuano a riservarmi e per le esperienze professionali che mi offrono.

Attualmente sono il responsabile del dipartimento di analisi dell’accademia dell’Atletico, dove lavorano con me altri 3 analisti e con i quali stiamo sviluppando un progetto unico e innovativo in Europa. Ci occupiamo dal punto di vista dell’analisi dello sviluppo delle nostre squadre con l’obiettivo di creare il maggior numero di calciatori professionisti possibile. Allo stesso tempo sono allenatore della prima squadra femminile che gioca nella “Primera Divisiòn” spagnola, squadra che ha vinto negli ultimi anni il titolo di campione di Spagna e altri titoli europei. In Woman Champions League abbiamo superato la fase eliminatoria contro il Manchester City e siamo usciti agli ottavi contro il Wolfsburg. In Copa della Reìna siamo ai quarti dopo aver superato il Malaga. Sono molto attaccato a questa realtà che lavora benissimo e con grande attenzione nel calcio, per questo sono felice di farne parte”

Se ti dico “We Love Football”?

“La prima cosa che mi viene in mente sono ricordi molto belli. Abbiamo passato una settimana intera in un ottimo ambiente, tutti ci hanno trattato davvero bene. In campo fu un inizio di torneo complicato, dovevamo ovviamente ancora prendere confidenza con tutto, col passare del tempo però abbiamo preso fiducia e il resto sono stati tutti momenti fantastici. Ho sempre in testa la finale allo Stadio Dall’Ara e tutte le emozioni che hanno vissuto i nostri ragazzi nel vincere poi un torneo così importante”

L’emozione più bella?

“Varie. L’ultima partita della fase a gironi, per esempio, dove grazie al pareggio del Bologna con l’Inter – considerata la favorita – noi passammo il turno che ci diede la possibilità di andare a giocare al Dall’Ara, che era il nostro obiettivo primario. Fu un momento bello, così come magico fu anche il momento quando entrammo per la prima volta allo stadio: un impianto architettonicamente e culturalmente imponente e molto bello. E infine il “Pasillo de Honor” che riservammo al PAOK che avevamo sconfitto in finale, un gesto che ricorderò per sempre”

Cosa ne pensi di We Love Football?

“Noi giocammo la prima edizione e già allora pensammo che potesse essere una delle migliori competizioni giovanili d’Europa. Il migliore per quanto riguarda le categorie U15/U14: un torneo con una struttura di mezzi e un dispiegamento di personale impressionante, all’altezza di pochi altri tornei, credo che questo faccia la differenza. Le super strutture che ci hanno ospitato, il fatto che avessimo un tutor sempre a nostra disposizione, l’attenzione mediatica che avevamo, le regole che dovevamo rispettare, la cerimonia d’apertura e quella di chiusura allo stadio sono tutte cose che mi fanno consigliare questo torneo a tutte le società e le squadre che dispongono di questa categoria perché è veramente un’esperienza indimenticabile. Ho conservato in casa alcuni ricordi e oggetti, tra cui anche le foto con la coppa in mano nel centro di Bologna. E’ un torneo che sta crescendo ancora, ospita le migliori squadre del mondo e passando gli anni si toglierà tante soddisfazioni perché se lo merita”

Coach, ci sono tanti giovanissimi calciatori che ci seguono e che vogliono diventare professionisti: tu a loro cosa consigli?

“Primo consiglio chiaramente è che si devono formare interamente a 360 gradi: per fare il calciatore non conta solo giocare a calcio, bensì anche altri fattori. Prima cosa bisogna formarsi come persona, con valori ed educazione, essere una persona equilibrata al momento della pratica sportiva servirà a ottimizzare al meglio il tuo rendimento a quel punto bisogna saper sfruttare la fortuna, le chances e i momenti che arriveranno. E’ complicato, se però quello è il sogno non bisogna perdere di vista la meta e l’obiettivo finale, non bisogna mollare mai. Non scordatevi mai però che per raggiungere alti livelli bisogna allenarsi sempre tutti i giorni, vedere molto calcio in televisione e approfondire ogni dettaglio. I giocatori che riescono a trovare un equilibrio professionale, sportivo ed emozionale un giorno sicuramente avranno più possibilità di arrivare a poter dire “io sono un calciatore”.”

Sul canale #IGTV di We Love Football ci sono le video storie dei giocatori più forti del torneo We Love Football, alcuni nomi: Georgios Vrakas, Victor Mollejo, Cedric Teguia, Nicolò Fagioli…

Michel Kreek

Michel Kreek

16 gennaio 1971

For me the most important is to maintain the love for the game, because only then you can grow to your personal best.

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

I love football since the day I could walk . I think it’s beautiful to play in a team and achieve results together .

La passione per il calcio quando è arrivata?

Since the day I could walk ,I was crazy with the ball . My father played at amateur level , so every weekend I was with him at the football pitch .
That’s where my love for football started , it grew when as a little kid my uncle took me the stadium to watch a game of my favorite team Ajax

Come hai iniziato?

I started as a 5 year kid to play in a team . Before that I only played in the street . I started in a small amateur team (Eland) , It was officially not allowed to play at that time you could start only from 8 years old .
When I was 8 years old I was recruited by the Ajax youth academy.

Quando hai capito che “la cosa stava diventando seria”?

From 15,16 years old I started to realize that it might starting little more serious . I was selected in the national youth team and I noticed myself I was among the better players .

Il momento più bello, indimenticabile?

For me , as a 15 year old kid the most beautiful moment was when we played an international match against England at WEMBLEY . As a professional player winning the UEFA cup in 1992 against Torino in Amsterdam .

La delusione più cocente?

The biggest disappointment was when I was 16 years old and got injured at my knee . I could not play for a few month’s and I was afraid my football career was over .

I tuoi giocatori preferiti di ieri e di oggi

As a kid my favorite player was Jesper Olsen , he played in the first team of Ajax and played in the same position as I did (left winger)
Nowadays off course everybody names Messi and Ronaldo , but i like Mascherano a lot because to me he is a real team player who sacrifices himself for his team .

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

At first Football gave me a lot of friends , besides that I think football helped my to learn what is discipline and that you have to work hard to achieve your goals .
Working in a team and the social aspect of football is also very important according to me .

Come lo vivi oggi?

Nowadays I still enjoy football but I think it is a pity that the financial aspect becomes more and more important . We are losing a bit the authentic feeling of football .

Oggi che fai nella vita?

I work as a coach in football , I like to pass thru the experience I got as a Football player to a new generation .

Un consiglio ai 15 enni di oggi?

What i would like to say to the 15 year old football player , is to live your sport with great passion en enjoy every moment at the pitch . If you want to become a professional and achieve your goals , you have to put in a lot of effort and also a little luck will help .
For me the most important is to maintain the love for the game , because only then you can grow to your personal best .

WLF generazione f , che ne pensi?

I think WLF is a very good initiative to inform , to encourage , to educate and help this new generation . I wish i had something like WLF when I was 15 years old . I think it would have helped me a lot .

Cristiano Scapolo

Cristiano Scapolo

5 Ottobre 1970

Abbiate tanta passione
per il gioco e non abbattetevi
alle prime difficoltà.

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

Lo sport e’ passione, bellezza, benessere. Nel praticarlo, osservarlo e studiarlo si riescono sempre a trovare esempi, campioni da seguire, esperienze e gesti che ci accompagnano nella nostra vita.

La passione per il calcio quando è arrivata?

Ho sempre avuto il pallone tra i piedi sin da quando ho incominciato a camminare. Anche se la vera passione e’ arrivata seguendo mio fratello Mauro giocare. E’ stato lui il mio esempio da seguire quando ero piccolo.

Come hai iniziato?

Ho iniziato a giocare nella squadra del mio paese. L’allenatore della squadra (ex giocatore degli anni 60/70 Domenico Parola) aveva un negozio di articoli sportivi sotto casa mia. Io mi fermavo ogni sera dopo scuola da lui dove mi insegnava dei giochini con la palla, ovviamente quando non c’erano clienti nel negozio. E un giorno disse a mio padre Elio che nel guardarmi toccare il pallone gli sembrava di vedere un professionista con il corpo di un bambino di 6 anni. Mio padre allora si fido’ di lui e mi porto’ a giocare nella sua squadra. Da li sono stato preso dall’Inter all’eta’ di 12 anni facendo tutte le giovanili fino alla prima squadra.

Quando hai capito che la cosa stava diventando seria?

Quando nel campionato 1989-90 venni convocato per il ritiro con la prima squadra dell’Inter capendo che per me era un occasione importante per entrare nel mondo professionistico.
L’esordio a 19 anni a S.Siro quando Trapattoni mi fece esordire in una squadra di assoluti campioni. Mi son visto tutti i bei momenti passati nel settore giovanile ripagati in quei 10 minuti di partita. Ricordo di aver toccato la palla solo un paio di volte ma quello che vedevo attorno a me era tutto magnifico.

I tuoi giocatori preferiti?

Be’i giocatori di oggi sono Messi, Ronaldo, Neymar ma anche grandi esempi come Buffon, Iniesta, S. Ramos e Quelli di ieri Maradona, Van Basten, Baggio, Maldini.

Il momento più bello, indimenticabile?

L’esordio a 19 anni a S.Siro quando Trapattoni mi fece esordire in una squadra di assoluti campioni. Mi son visto tutti i bei momenti passati nel settore giovanile ripagati in quei 10 minuti di partita. Ricordo di aver toccato la palla solo un paio di volte ma quello che vedevo attorno a me era tutto magnifico.

La delusione più cocente?

La mia esperienza alla Roma. Venivo da buoni campionati ed ero sicuro che quella era per me l’occasione giusta per fare il salto di qualità’. Dopo il ritiro precampionato ho avuto una pubalgia che mi tormento’ per 6 mesi impedendomi anche di allenarmi come volevo. Un vero peccato.

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

Per me e’ stata una vera e propria scuola di vita dove ogni esperienza fatta e’ servita a maturare, condividere e migliorarmi come persona.

Come lo vivi oggi?

Sempre in primo piano ed al centro della mia vita ma con un ruolo diverso.

Oggi che fai nella vita?

Vivo in California da circa 12 anni con mia moglie Nicole a mia figlia Francesca. Faccio l’allenatore nel settore giovanile di LAFC (Los Angeles Football Club) nuovo MLS Club.

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

Di sognare ed essere ambiziosi. Di avere tanta passione per il gioco di non abbattersi alle prime difficolta’. Avere dei giusti esempi da seguire non solo come giocatori ma anche come persone.

WLF generazione F, che ne pensi?

Un grande evento giovanile in una città’ stupenda. E chi meglio di Marco De Marchi e Stefania nell’organizzarlo. Persone cresciute in questa città’, serie e competenti e con una gran entusiasmo che contagia. Ero sicuro di questo grande successo e auguro che WLF diventi sempre più’ un evento che unisca e aiuti i giovani ad esprimersi attraverso lo sport

Davide Nicola

Davide Nicola

 

5 marzo 1973

Non ho mai avuto idoli…
ma sia ieri che oggi apprezzo tutti gli atleti
che dimostrano passione e intelligenza nello sport

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

Il mio amore per lo sport è dovuto alla consapevolezza che esso è l’attività educativa per eccellenza, perché  ci permette di raggiungere la maturità con leggerezza, piacere e soddisfazione, attraverso una continua sfida con se stessi ci permette di misurarci risolvendo molte problematiche che incontreremo durante il nostro percorso di maturazione… raggiungendo la nostra consapevolezza di uomini.

Nello sport, più importante del risultato è il percorso che ci porta a raggiungerlo.

L’alpinista potrebbe conquistare la vetta in elicottero, ma la sua soddisfazione sta nella scalata, nei rischi corsi e superati, nella fatica vinta, nei problemi risolti e alla fine, nella gioia d’osservare dalla cima il percorso fatto e il mondo che ora si trova ai suoi piedi. Non è importante ciò che facciamo, ma come lo facciamo.

Nello sport c’è tutta l’imprevedibilità che riserva la vita… se si accettano l’imprevedibilità  e le difficoltà che riserva lo sport …si imparano valori determinanti per raggiungere l’equilibrio psico-fisico necessario a far di noi uomini migliori.

La passione per il calcio quando è arrivata?

A 9 anni quando un compagno di classe mi chiese di andare a giocare a calcio con la squadra del paese… siccome io facevo atletica, mio padre e mia madre per timore di sapermi in giro a correre per il paese mi portarono al campo … feci il primo allenamento e mi piacque subito; soprattutto  dimostrai di essere portato per il nuovo sport … quindi all’età di 13 anni abbandonai l’atletica per dedicarmi solo al calcio.

Come hai iniziato?

Nella squadra del mio paese: il vigone.

Quando hai capito che la cosa stava diventando seria?

Al secondo anno di serie B ad Ancona quando vedevo che stavo giocando e poteva diventare un lavoro … stavo guadagnando ciò che mia madre avrebbe guadagnato in 30 anni di lavoro… economicamente se avessi saputo gestirmi bene avrei potuto risparmiare qualcosa per il mio futuro.

chiesi a mia madre di gestirmi i guadagni, lei mi obbligò insieme a mio padre a comprarmi un appartamento… dandomi per tre anni uno stipendio mensile fisso.

I tuoi giocatori preferiti?

Non ho mai avuto idoli… ma sia ieri che oggi apprezzo tutti gli atleti che dimostrano passione e intelligenza nello sport che rappresentano, non cedendo alle superficialità che nasconde   

La notorietà …ma veicolando messaggi sociali costruttivi.

Il momento più bello, indimenticabile?

Tutti quelli in cui ho raggiunto degli obiettivi e anche quelli in cui ci sono arrivato vicino… ( ancona, Genoa, Pescara Ternana, promozioni perse per un nonnulla) quando smisi di giocare e mi voltai per vedere cosa avevo realizzato.

La delusione più cocente?

La retrocessione quasi da spettatore dell’anno in cui giocavo a Ravenna, città e gente meravigliosa, ma fu l’unico posto a livello professionale in cui non mi sentii a mio agio.

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

La possibilità di essere un vero cittadino italiano  di conoscere molte realtà, posso dire con orgoglio di conoscere l’Italia  non ragionando per luoghi comuni, di fare un lavoro che è una passione e di essere libero il giusto economicamente, di sfruttare un po di popolarità per aiutare anche altre persone ma soprattutto di fare uno sport semplicemente magnifico.

Come lo vivi oggi?

Con dedizione, responsabilità, più consapevolezza per cui ancora più passione… e con la serenità e la perseveranza di concentrarmi oltreché sugli obiettivi … sul percorso necessario a raggiungerli.
Gustandomi il tutto, con il distacco necessario al fatto che tutto serve durante il percorso, ho imparato che non ci sono cose solo positive o solo negative, ogni evento.

Oggi che fai nella vita?

L’allenatore di calcio

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

La parola consiglio non mi fa impazzire … Fabrizio de andrè  diceva che: si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio… direi che ognuno di noi può solo condividere mettendo a disposizione la propria esperienza di vita , per stimolare delle riflessioni. 

Per cui io posso dire che per me la cosa più importante per un giovane ed in generale di ogni persona, è quella di utilizzare parte del proprio tempo per conoscersi… ed è un processo che richiede tempo ma ci fa avvicinare più velocemente a scoprire la nostra unicità in modo da sviluppare il nostro massimo potenziale… spesso una persona tarda a maturare e a trovare la propria strada perché spende troppo tempo ad inseguire i sogni che gli altri costruiscono per noi.

Oggi ci sono professionisti in grado di aiutare il giovane in questo percorso , esistono modelli veri da poter seguire e la conoscenza da acquisire è a disposizione di tutti più facilmente, sperimentare le proprie attitudini senza incorrere nella paura di sentirsi frustrati se ciò che si pensava di noi stessi non corrisponde alla realtà dei fatti … ognuno di noi è nato con dei talenti, ecco, impiegate il tempo per scoprirli circondandovi delle persone che vi possano aiutare a farlo, una volta trovata la strada… perseverare con dedizione, non esistono scorciatoie, formule magiche, solo quello che impariamo di noi stessi e la conoscenza dei mezzi per realizzare le nostre idee, la vita può anche farci prendere una strada diametralmente opposta ma credo che se si ascolta il proprio cuore seguendo le proprie inclinazioni, durante il percorso troveremo i segnali e gli incontri giusti per realizzarci.

WLF generazione F, che ne pensi?

Penso sia una grande idea, costruttiva piena di buoni propositi, dedica tempo al giovane senza giudicarlo.

Kennet Andersson

Kennet Andersson

 

6 ottobre 1967

Vai avanti prendendoti
i tuoi tempi, ma fa le cose
con passione e ridi molto.

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

Da quando ho imparato a camminare, o forse anche prima, ho sempre avuto, in qualche modo, la passione per la competizione, sia da solo che in squadra e credo che gli altri se ne rendessero conto.
Lo sport è stato il miglior modo per esprimere al meglio questa mia passione.
Sono sempre stato un po’ timido, ma mai sui campi da gioco.

La passione per il calcio quando è arrivata?

La passione per il pallone è arrivata subito, quella per il calcio invece è cresciuta con il tempo.
Il sogno di diventare un calciatore è scattato quando ho seguito i mondiali di calcio del 1974.

Come hai iniziato?

Ho sempre giocato con gli amici, ma ho cominciato all’età di 10 anni in una piccola società che si chiamava Tunafors SK.

I tuoi giocatori preferiti?

Il mio giocatore preferito di un tempo è stato Socrates. Oggi mi diverto a vedere Messi.

Il momento più bello, indimenticabile?

Per me il calcio non si può riassumere in un momento. É una sensazione che dura sempre, ancora oggi, insieme a tutti i miei ricordi.
Ma se proprio devo scegliere, credo sia stato il mondiale del 1994, dove con la mia Svezia siamo arrivati terzi.

La delusione più cocente?

Non essere riusciti a partecipare agli Europei 1996 e ai Mondiali 1998, dove potevamo dimostrare di essere ancora più forti.

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

Quasi tutto.
É difficile immaginare come sarebbe stata la mia vita senza il calcio.
Mi ha portato a Göteborg, dove ho conosciuto mia moglie.
Sempre grazie al calcio ho vissuto in Belgio, Francia, Italia e Turchia, ho un sacco di ricordi legati a questi paesi, un sacco di esperienze e di amici.
Quindi, Kennet senza il calcio, sarebbe stato poca roba.

Come lo vivi oggi?

Sono allenatore, di mia figlia di 17 anni e di mio figlio di 14.
É un calcio lontano dalla Serie A e dai mondiali, ma che vivo con lo stesso amore, passione e voglia di vincere…o quasi 🙂

Oggi che fai nella vita?

Sono attivo in diverse associazioni e proprio adesso sto facendo il corso per diventare allenatore nelle divisioni più alte.

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

Vai avanti prendendo i tuoi tempi, ma fa le cose con passione e ridi molto.

WLF generazione F, che ne pensi?

Mi piace vedere i giovani scoprire le tecniche e le tattiche del gioco del calcio, con passione e voglia di provare.
Sono qualità che non si vedono più tanto spesso nei giocatori professionisti.

Giancarlo Marocchi

Giancarlo Marocchi

 

4 luglio 1965

Io amo lo sport,
tutti gli sport
per la sua bellezza e armonia nei gesti.

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

Io amo lo sport, tutti gli sport per la sua bellezza e armonia nei gesti. Provate a pensare ai campioni/miti che da sempre cerchiamo di imitare come Tomba, M. Jordan, Bolt, Baggio, Valentino Rossi.

La passione per il calcio quando è arrivata?

Credo di essere nato con la passione per il calcio, ricordo di avere sempre avuto un pallone tra i piedi, ancora prima di aver visto in televisione o allo stadio una partita di calcio.

Come hai iniziato?

Dopo aver sfidato tutti i vicini di casa in cortile, grazie alla passione e generosità di Battilani (un signore di Imola che nel dopo lavoro si improvvisò allenatore, fenomenale nel farci ripetere all’infinito tutti i gesti tecnici) iniziai a 10 anni con la Bruman Sport, poi Imolese.

I tuoi giocatori preferiti?

I miei idoli di ieri erano Savoldi e Roversi, poi durante la carriera e ancora oggi mi affascinano i “numeri 10”

Quando hai capito che “la cosa stava diventando seria” ?

All’età di 15 anni mi richiese il Bologna, i miei dissero che era troppo presto, dovevo studiare, Bologna così lontana…….andai l’anno dopo. Iniziai a pensare che saper giocare a calcio mi avrebbe aiutato.

Il momento più bello, indimenticabile?

Ho vissuto in particolare 3 momenti da ricordare: l’esordio in Nazionale, la vittoria in Coppa Italia nel 90, era il primo trofeo, e i 30 secondi finali della mia ultima partita.

La delusione più cocente?

La più grossa delusione fu la sconfitta in semifinale UEFA nel 99.

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

Il calcio mi ha insegnato tutto, ovvero sei felice quando hai fatto tutto, ma veramente tutto per la tua squadra. Anche in una sconfitta ci sono emozioni e orgoglio.

Come lo vivi oggi?

Oggi vivo il calcio soprattutto dall’esterno come attento osservatore facendo televisione cercando di essere io più equilibrato possibile nei giudizi.

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

Ai quindicenni di oggi auguro di inseguire i loro sogni accompagnati dalla passione per lo sport che praticano.

WLF generazione F, che ne pensi?

WLF ha il mio sostegno e ammirazione per la voglia di trasmettere ai giovani i valori veri dello sport e del calcio in particolare.

Gianluca Vialli

Gianluca Vialli

Gianluca Vialli

 

9 Luglio 1964

Nutro un amore spontaneo,
incondizionato e indistruttibile,
per lo sport

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

Nutro un amore spontaneo, incondizionato e indistruttibile, sia per lo sport praticato che per quello “guardato”.

La passione per il calcio quando è arrivata?

La prima volta che ho visto una palla rotolare ( avro’ avuto due anni) le ho dato un calcio ed e’ scattata la scintilla. Avevo trovato la passione che mi avrebbe accompagnato per il resto della mia vita. La quantità e la qualità della pratica che ci ho aggiunto mi hanno permesso successivamente di trasformare la passione in una professione.

Come hai iniziato?

In cortile, in camera da letto ed all’oratorio.Poi a 12 anni sono entrato nel settore giovanile del Pizzighettone e l’anno dopo sono passato alla Cremonese nella quale ho esordito in Serie C (Lega Pro) a 16 anni.

Quando hai capito che “la cosa stava diventando seria” ?

Quando sono entrato nel settore giovanile della US Cremonese e ci hanno dato il materiale per l’allenamento e la borsa con la scritta della societa’. Dopo il primo, durissimo, allenamento con mister Guido Settembrino, capii che la cosa era diventata dannatamente seria!

Il momento più bello, indimenticabile?

Alzare la Champions League a roma, da capitano, con la maglia della Juve.

La delusione più cocente?

Vedere Ronald Koeman, capitano del Barcellona, alzare la Champions league a Wembley dopo la finale persa con la Sampdoria e ripensare alle occasioni sprecate.

I tuoi giocatori preferiti di ieri e di oggi?

Ieri: Bonionsegna, Pele’, Crujiff, Cabrini.
Oggi; Buffon,Messi, Ronaldo.

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

Il calcio mi ha reso popolare e mi ha regalato gioie e delusioni.Il calcio mi ha insegnato ad essere un uomo migliore.Grazie al calcio ho comprato la mia prima macchina e la prima casa.

Come lo vivi oggi?

Oggi faccio il lavoro più bello del mondo. Mi pagano per guardare ed analizzare partite di calcio in TV. Sono davvero fortunato. Un giorno tornerò per fare il presidente di una società.

Oggi che fai nella vita?

Vivo a Londra, lavoro in TV a Sky, mi occupo della Fondazione Vialli e Mauro per la ricerca e per lo sport, sono coinvolto in altre attivita’ e soprattutto cerco di soddisfare le esigenze della mia famiglia.

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

Se volete imitare Messi, mettete via la Play Station, scendete dal divano, spegnete il cellulare e andate a fare sport con gli amici.

WLF generazione F, che ne pensi?

E’ incoraggiante sapere che ci sono organizzazioni che promuovono l’attivita’ calcistica tra i giovani enfatizzando i pricipi e valori che questa rappresenta.

Filippo Galli

Filippo Galli

 

19 maggio 1963

Senza la relazione
non esiste apprendimento e
dove non c’è apprendimento,
non c’è crescita!.

      L’INTERVISTA

I MIEI PRIMI 15 ANNI

Raccontaci il tuo amore per lo Sport

La passione per lo sport è nata sin da piccolo grazie all’influenza dei miei cugini e di una zia, appassionati di calcio, e, ai miei zii paterni che mi hanno però spinto a scegliere la ginnastica artistica come primo sport praticato.

La passione per il calcio quando è arrivata?

Come detto il calcio è sempre stato di casa. Spesso giocavo con bambini e ragazzi più grandi di me nei prati vicino a casa di un’altra zia, una figura che non potrò mai dimenticare e che mi ha sempre sostenuto quando ero piccolo.

Come hai iniziato?

Ho cominciato a giocare nella squadra di Villasanta, la C.O.S.O.V., il paese in cui abitavo, vicino a Monza, all’eta’ di 13 anni.

I tuoi giocatori preferiti?

Ho giocato con e contro tantissimi campioni. Tra i miei compagni non posso fare torto a nessuno, tra gli avversari dico : Maradona, Zico, Rumenigge, Vialli, ed anche qui ne dimentico molti!

Quando hai capito che “la cosa stava diventando seria” ?

Quando al termine del percorso al Settore Giovanile del Milan, iniziato a 16 anni, sono andato in prestito al Pescara e con i miei nuovi compagni abbiamo vinto il Campionato di serie C. Il Milan mi ha voluto di nuovo con se’ e cosi’ e’ cominciata la mia carriera. Fino ad allora la priorità era la scuola e l’obiettivo lavorare con papa’.

Il momento più bello, indimenticabile?

Sono tanti, tutti legati ad emozioni incredibili, se devo scegliere, scelgo la vittoria della Champion’s League battendo il Barcellona 4-0, ad Atene nel 1994

La delusione più cocente?

A memoria, la sconfitta in finale di Coppa Italia nella gara di ritorno a S. Siro contro la Juventus, di cui non ricordo l’anno!

Cosa ti ha dato il calcio per la tua vita?

Il calcio mi ha dato sempre nuovi stimoli, nuovi obiettivi da raggiungere. In particolare, negli ultimi anni, nel ruolo che ricopro, la curiosità di conoscere.

Come lo vivi oggi?

Sono tifoso milanista ma cerco di vivere il calcio in modo curioso, cercando di capire cosa c’e’ dietro ad una partita di Montella piuttosto che di Sarri, Ancelotti, Guardiola, Bielsa e tutti quei tecnici che danno un certo tipo di impronta alle loro squadre.

Oggi che fai nella vita?

Quella che e’ iniziata è la mia nona stagione di responsabile del Settore Giovanile dell’A.C. Milan.

Un consiglio ai quindicenni di oggi?

Terreno molto delicato! Direi loro e ai loro genitori di aiutarli a vivere il calcio con passione e curiosità.
Tutti noi, inteso come le figure adulte che a diverso titolo concorrono al processo di formazione dei giovani calciatori, dobbiamo avere un forte senso di responsabilità.

WLF generazione F, che ne pensi?

Credo che qualsiasi iniziativa che favorisca il confronto e le relazioni sia da elogiare. Soprattutto quando parliamo di giovani perchè sono convinto che senza la relazione e una rete di relazioni non vi sia apprendimento e, dove non c’è apprendimento, non c’è crescita!